Caro dottore,
approfitto di questo spazio per una richiesta: potresti parlare dei problemi legati all’aspetto estetico? Dalla tua esperienza c’è un modo per fare pace con se stessi e, se non arrivare a piacersi, riuscire a trovarsi simpatici? Io passo periodi più o meno lunghi in cui mi piaccio fisicamente e sono felice, poi basta un niente e mi rendo conto che ho solo finto di piacermi, allora mi rattristo e mi sento ridicola per tutti i tentativi che ho fatto per nascondere le mie mostruosità.
Ho provato a fare come faccio con le esperienze professionali del tipo ” mi propongo- ho successo- creo un circolo virtuoso ricordando le volte che sono stata confermata come attraente ” ma non ha la stessa forza, basta la percezione di un velo di ironia in una frase, uno sguardo che io interpreto come critico che tutto il castello crolla.
mi fermo qui e aspetto fiduciosa.
Salve, eccomi qua a rispondere alla sua richiesta. La domanda riguarda l’aspetto estetico. Pensate possa esserci qualcosa di più pressante in una società dominata dall’apparire? Quale senso di inadeguatezza possa manifestare il sentirsi brutti o non accettare la propria immagine quando il rimando sociale è assolutamente imperniato sull’apparire sempre splendidi e a posto. Mettendo un secondo da parte il peso predominante dell’apparire, c’è una cosa che mi colpisce nella sua domanda e credo che sia li che si annidi l’ incognita. Nella sua domanda lei mi chiede come si faccia a fare pace con se stessi. Mi verrebbe da chiederle: quando ha litigato con se stessa? Mi chiedo di quale mostruosità parli. Se la percezione di se stessa è quella di lite, di mostruosità, giocoforza deve scendere a patti con la realtà quotidiana indossando una maschera che nasconda questo di lei. In un mondo in cui non si può neanche ipotizzare di essere mostruosi, certo non si può pensare di mostrare agli altri le nostre “mostruosità”. E indossiamo, per questo, una maschera che, se ci nasconde, però non ci rappresenta, è posticcia. Questo sentirsi una cosa ma fingerne un altro credo possa creare un senso continuo di inadeguatezza che ci fa stare male con noi e con gli altri. Ci sentiamo mostruosi e anche “falsi”, finti, costruiti, come se il nostro fosse tutto un bluff che, prima o poi, verrà scoperto. E finalmente gli altri si accorgeranno di quale inganno siamo. Ha mai pensato, così, per assurdo, che la prima ad accettare le nostre ‘mostruosità’ dovremmo essere noi? Se le accettassimo magari potremmo pensare di farle vedere senza sentirci dei mostri. Ho volutamente fatto un passaggio dal piano fisico al piano psicologico perché credo che i due piani siano strettamente intrecciati. Il senso di mostruosità fisico, che, sono sicuro, non abbia, passa da un senso di mostruosità psicologica sul quale potrebbe riflettere. Passando da questo percorso forse l’aspetto estetico sarebbe meno impattante.
A presto…
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