Ho già in parte affrontato le diverse figure professionali che esistono in Italia che hanno a che fare con la psicologia e la psicoterapia (Chi è lo psicologo, 01, Marzo 2011). L’intento di questo articolo è quello di cercare di illustrare le differenze esistente tra lo psicologo e la figura emergente del counselor. Come accennato avevo già affrontato questo argomento riguardo alle diverse professionalità in campo psicologico, ma mi rendo conto che la confusione è sempre in agguato. In questo non aiuta una legislazione spesso farraginosa, poco chiara e con evidenti lacune nelle quali alcune persone possono introdursi giocando sulla buona fede delle persone che si rivolgono loro. Iniziamo cercando di spiegare innanzitutto chi sia il counselor. Con questo termine si indica “un’attività professionale che orienta, sostiene e sviluppa le potenzialità del cliente, promuovendone atteggiamenti attivi, propositivi e stimolando le capacità di scelta. Si occupa di problemi non specifici (prendere decisioni, miglioramento delle relazioni interpersonali) e contestualmente circoscritti (famiglia, lavoro, scuola) (Wikipedia)”. Va da sé che, solo da questa rapida descrizione, questo settore professionale risulta sovrapponibile a quello dello psicologo, nonché dello psicologo-psicoterapeuta. Proviamo allora a parlare delle differenze che esistono tra il counselor e lo psicologo. Sostanzialmente il counselor non può occuparsi di persone che abbiano una qualche patologia. E chi dovrebbe diagnosticare questa ipotetica patologia? Il counselor a cui la persona si è rivolta non ha i titoli per fare questo. A rigore di correttezza il counselor dovrebbe inviarlo ad un professionista, ma questo passaggio è basato sull’iniziativa personale e sulla correttezza del counselor in questione. E se volesse continuare a seguire il paziente? Se non si accorgesse della sofferenza dell’altra persona?
Credo che il problema stia tutto qua. Quando la soluzione di troppi interrogativi è demandata alla singola persona e non ad una cornice legislativa chiara e corretta, si creano interstizi, fessure dove possono annidarsi, appunto, confusione e scorrettezza.
Proprio la mancata esplicitazione di specifiche tipiche della professione di psicologo/psicoterapeuta ha permesso ad altre professioni di proporsi sul mercato utilizzando di fatto strumenti, pratiche e competenze dello psicologo come, per esempio, il sostegno psicologico e la promozione del benessere e della salute. Se questa confusione inizia a livello legislativo, con pochissima distinzione tra ambiti lavorativi contigui, credo che la professionalità venga tralasciata e demandata più alla responsabilità individuale che alla legge. E questo fa si che alcune persone possano approfittarne, facendo lavori sulla persona potenzialmente molto lesivi, non avendo le competenze specifiche.
Vi rivolgo perciò l’invito a stare attenti nelle mani di chi mettete la vostra storia. Informatevi, cercate di sapere se la persona è laureata, che tipo di competenze ha acquisito, chi le ha rilasciate, e quale valore abbiano queste competenze. Nel caso di uno psicologo/psicoterapeuta verificate, SOPRATTUTTO, se è iscritto all’albo competente. Per verificare queste informazioni non dovete far altro che inserire il nome e il cognome della persona nelle apposite sezioni del sito degli Psicologi della Regione Sardegna oppure sul sito nazionale. Trovate i link nella barra laterale di collegamento
Ritengo sia fondamentale accertare la professionalità della persona con la quale vogliamo iniziare a lavorare.
A presto…
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