Ma, tornando a noi che senso avrebbe questo? Perché uno dovrebbe auto svalutarsi per far piacere agli altri? Ovviamente i termini non sono così semplicistici. E se aggiungessi agli elementi che abbiamo in mano il fatto che Enzo è il più piccolo di tre fratelli molto più grandi di lui, è l’ultimogenito di una coppia di genitori molto anziani? Se aggiungessi che la madre, che non va più molto d’accordo con il marito ha in Enzo la sua unica speranza di non rimanere sola? Se aggiungessi che se Enzo fosse una persona convinta di poter essere indipendente, autonomo, forte, sarebbe una persona che andrebbe via di casa appena iscritto all’università? Se aggiungessi che la madre resterebbe sola con un marito che non sopporta e di cui Enzo è ovviamente al corrente. Se vi dicessi che tutto il suo mondo sembra essere legato al problema di non lasciare la madre sola non vi sembra che il comportamento di Enzo acquisti all’improvviso un enorme senso?
Abbiamo una versione alternativa del mito di Enzo. Lui non è intrinsecamente incapace di far qualsiasi attività pratica: fare attività pratica, essere autonomo, essere indipendente, vanno contro tutta una serie di altre ragioni, più profonde e non esplicitabili, che rendono Enzo legato a questo. Il fatto di disvelare questa altra lettura permette ad Enzo non solo di calibrare meglio la sua posizione, ma di rendersi conto come sia legato a schemi da lui controllati solo in parte. Gli permette di capire se quello che sta succedendo sia sostenibile oppure no. Una cosa importante del mio lavoro infatti è quella di fornire dei passaggi mancanti, delle chiavi alternative che permettano alla persona di avere più letture e di non sentirsi prigioniero di quello che accade. Il fatto che vengano fornite più versioni infatti non significa necessariamente che questo provochi un cambiamento: semplicemente permette alla persona di poter scegliere, di poter vedere quale delle alternative possa rappresentarlo meglio. Possono iniziare così piccoli movimenti, piccoli passaggi che, forse, segnalano un cambiamento rispetto ad alcune posizioni. Enzo inizia ad essere più litigioso con i suoi amici, a voler ribadire e rimarcare la sua posizione. E credo sia un segnale di come lui inizi a chiedersi dove sia rispetto a quello che fanno/pensano gli altri.
Nel momento in cui inizia questo processo definitore, Enzo può permettersi di sperimentare degli aspetti di se stesso che sono sempre passati in secondo piano: tutta una serie di emozioni che potevano essere nascoste o comunque non essere prese in considerazione. Primo fra tutte forse la rabbia. Essere “incastrati” in una situazione del genere, sentirsi come unici responsabili delle sorti del genitore oltre ad essere un compito molto pesante, potrebbe essere sentito come un compito ingiusto. Ma quando questa rabbia è rivolta alla persona per cui sentiamo amore, quando la rabbia è rivolta alla persona che ci ha messo al mondo non può essere esplicitata senza provocare un conflitto interno molto pericoloso. Verso chi poteva rivolgere la sua rabbia Enzo? Chi gli rimaneva sotto mano per poter scaricare la sua rabbia, la sua aggressività tutte emozioni non tollerate per una persona non autonoma? Se stesso. La persona con cui Enzo se la poteva prendere era soltanto lui. Non si sabotava solo a livello razionale (valgo meno degli altri, gli altri sono meglio di me) ma anche a livello fisico strappandosi i capelli, facendosi male fisicamente. Se ci pensiamo poi i capelli per noi hanno sempre avuto una fortissima valenza simbolica: sono segno di personalità, li coloriamo, li tagliamo, se li perdiamo ci sentiamo vecchi. Come non pensare poi al mito di Sansone che senza quei capelli perdeva addirittura la forza? Senza contare che tramite questo forse, permetteva di dar voce ad un dolore altrimenti inesprimibile, difficilmente verbalizzabile. Ecco allora che un atto apparentemente incomprensibile, apparentemente senza senso, apparentemente stupido, acquista un valore di senso fondamentale. Un valore. Potrebbero esserci altri sensi, validi altrettanto. Credo che l’obiettivo, quello di fornire un’ alternativa, sia il primo passo per la messa in discussione di un mitologia così radicata come quella di Enzo.
– Continua –
Tutti i diritti riservati