Il film che vi voglio raccontare oggi ha un titolo curioso e particolare: Il calamaro e la balena. Il film è del regista Noah Baumbach (2005). Racconta la storia di una famiglia composta da due genitori e due figli maschi che, apparentemente perfetta, viene sconvolta dalla improvvisa separazione dei genitori. Il motivo della separazione dei genitori ha una funzione fondamentale nello scatenare alcune dinamiche della vita familiare stessa: la madre inizia ad avere più successo del padre nel lavoro. Entrambi hanno pubblicato dei libri, ma se il lavoro del padre non sembra riscuotere più molto successo, la pubblicazione della madre invece lo è. Ovviamente, questo sembra il pretesto per dichiarare la fine di una storia che sembrava ormai finita da tempo. La cosa che incuriosisce e che rende interessante il film, sono tutti i meccanismi che vengono utilizzati da entrambi i genitori per cercare di non guardare in faccia la realtà del cambiamento che sta interessando la loro famiglia. Da una parte la donna, che accusa il marito di non essere più stato lo stesso dopo la fine del suo successo creativo. Dall’altro lui accusa la madre di aver ‘distrutto la famiglia’ prendendo una decisione del quale entrambi sembravano consapevoli. In mezzo i figli che, come in ogni buona separazione conflittuale che si rispetti, vengono utilizzati dai genitori come pedine su una scacchiera, e chiamati a schierarsi con l’uno o con l’altro genitore. Il primogenito si schiera col ‘povero’ padre mentre il secondogenito con la madre. Il secondogenito è interessante nella collocazione del film: inizia a mettere in atto azioni sempre più provocatorie man mano che la separazione dei genitori assume contorni sempre più conflittuali. In realtà i suoi atti sembrano più che altro grida di dolore che nessuno sembra in grado di ascoltare. Potrete notare come, in queste scene, il ragazzo sia sempre da solo e non sembri esserci nessuno in grado di avvertire il suo richiamo. In tutto questo la strategia migliore del padre sembra quella di cercare di costruire una sorta di doppione della ex-casa di famiglia che consenta ai figli di vivere al meglio un cambiamento che lui per primo, non sembra in grado di gestire. L’emblema del film è rappresentato dal gatto che è costretto a fare la spola tra una casa e l’altra fino a quando, alla prima occasione fugge da entrambe. Una fuga che il primogenito sembra non riuscire ad attuare.
Insomma, un bel film che vi consiglio di guardare, un film che riesce a descrivere lo sconvolgimento e le strategie che caratterizzano i membri di una famiglia che si trova a vivere un cambiamento del quale avrebbe fatto volentieri a meno ma che non sembrava più rinviabile. Una famiglia che attraversa un momento di passaggio non dissimile da quello che tante famiglie si trovano, per varie ragioni, a dover affrontare. Un film che riesce a descrivere l’inevitabile passaggio che la fine di una relazione può comportare. Un film che potrebbe descrivere, in uno dei personaggi, qualcuno che conoscete in realtà!
A presto…
Fabrizio
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