Intelligenza, ultima chiamata!

Intelligenza, ultima chiamataVi segnalo un articolo che mi ha incuriosito molto. Si riportano i risultati di diverse ricerche che sostengono che l’uomo sarebbe arrivato al massimo dell’intelligenza possibile a causa di due fattori: 1) le cellule neuronali sarebbero al massimo della loro miniaturizzazione e non potrebbero diventare più piccole di così; 2) si sarebbe raggiunto il massimo numero possibile di connessioni tra queste stesse cellule. Senza contare che già adesso il cervello per funzionare utilizza moltissima energia. Se potesse crescere, come potremmo soddisfare questo bisogno di energia? A meno di non poter implementare la grandezza della scatola cranica (anch’essa, si suppone, ormai pressoché al massimo possibile a causa di alcune ragioni strutturali ( postura, muscoli della schiena..)), saremmo perciò arrivati al capolinea dell’evoluzione dell’intelligenza. Questa stasi potrebbe, addirittura, prospettare una sorta di involuzione? Il che non sembrerebbe così futuristico considerati gli esempi di nostri contemporanei non proprio esaltanti! A parte gli scherzi, non sarei così pessimista circa le conclusioni dell’articolo. Non solo la natura ci ha spesso mostrato di saper prendere strade che neanche immaginiamo, ma non tengono conto del peso delle infinite stimolazioni cui sono sottoposte le ultime generazioni grazie all’ausilio dell’information technology. Forse, ma queste sono mie considerazioni, non potendo più incrementare le nostre reti neuronali, abbiamo intrapreso la strada di aumentare le connessioni tramite l’ausilio dei computer. Che già adesso fanno quel lavoro di rete che, a noi, forse è precluso in quella misura. Insomma mi sembra ci sia ben poco di involutivo. L’articolo è di Repubblica (La Repubblica, 01.08.11) ed è di Alessandra Baduel.

Il link:

http://www.repubblica.it/scienze/2011/08/01/news/il_cervello_umano_al_limite_mai_pi_intelligenti_di_cos-19857329/?ref=HRERO-1

A presto..

Fabrizio

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Luigi
Luigi
6 anni fa

In questo caso, non so a quale dei due Sign – intervenuti in questo lavoro – rivolgermi per maggior rispetto, dunque, indirizzerò le mie riflessioni a entrambi: chi vuol conoscere l’essere umano, ne ha in abbondanza di lavoro da svolgere; credo ci possa bastare conoscere noi stessi, per far questo, però, abbiamo assoluto bisogno degli altri. Per quanto riguarda le giovani generazioni, non voglio esser scettico, neppure misantropo: in molteplici occasioni, sento dire che, le giovani generazioni sono fallimentari; caso mai! sarà fallimentare la generazione che ha generato questi: ingiustamente definiti, a volte, “piccoli mostri!”. Non sto qui a dire per quale ragione, ma io mi occupo di “famiglie”; è questo un paradosso se pensiamo che io, una famiglia “mia”, non l’ho. La mia breve, ma intensa esperienza in quest’ambito, m’ha insegnato una cosa fondamentale, per me, per il il mio sapere acquisito: i figli si nutrono di quanto viene loro offerto dai genitori, dunque, anche per la formazione del “super Io” vale la medesima affermazione: nel caso in cui i genitori offrano delle informazioni errate, i figli le accetteranno per buone, perché “antropologicamente” si fidano di colui il quale li ha generati e nutriti fino all’età raggiunta. E’ mia convinzione che, la spiritualità, giochi un ruolo fondamentale nella crescita, non solo dei figli, ma anche dei stessi genitori: i genitori imparano anche dai figli; forse, dovremmo mandare a scuola i genitori perché imparino i valori della vita, invece che i figli; quando un ragazzo/a, apprende delle nozioni sagge, nell’ambito scolastico, o comunque da maestri che si trovano al di fuori dell’ambito famigliare,e poi, fa ritorno alla famiglia, dove trova dei genitori indaffarati a far danaro; comunque sia dei genitori i quali vivono di “pura materia”, non potrà far altro che dar ragione a loro, disprezzando, dunque, quel insegnamento fornito loro da persone esterne. Un figlio ha più fiducia nei genitori piuttosto che in persone le quali lavorano per il mero danaro, e questo è un comportamento giustificabile! ci si fida molto più di chi “sembra” faccia le cose per amore. Alcuni genitori, amano più sé stessi che i loro figli, questo è il vero dramma d’oggi: si tende a proteggere, in maniera eccessiva, la facciata della famiglia; si crea così un’ambiente chiuso, dove la verità del mondo non potrà mai entrare. Lo sappiamo tutti, che il mondo esterno ama infiltrarsi nel nostro modo di dentro, per poter rubare spazio al nostro volere; la società, il mondo intero va avanti grazie “agli stupidi”; come potrebbe la società consumistica!, quella società che, prima crea un bisogno, e poi offre il rimedio a questo bisogno, per lucrare appunto su questo, indurre tante persone “non stupide” ad accettare e, promuovere magari, le cose inutili che essa produce? Solo gli stupidi, dunque, fanno girare l’economia, ecco per quale ragione noi abbiamo bisogno di essi! Dicendo “noi” ho commesso un errore, e mi scuso; infatti esiste anche chi non accetta queste imposizioni; costui, però, sarà un’emarginato: io amo essere emarginato; lo sono stato per molto tempo, e per altre ragioni, mi ci sono abituato. Tornando all’argomento primitivo, vorrei affermare che, se i genitori sanno! possono insegnare,e, comunque, insegneranno ciò che essi sanno, dunque, ecco per quale ragione dobbiamo prima imparare noi, poi, insegnare ai figli! E’ più saggio, credo, insegnare le cose alle persone che possiedono la chiave per entrare nelle coscienze dei figli, anziché voler scoprire la combinazione segreta, che solo i genitori conoscono per entrare nel “mondo di dentro” dei loro figli. Per ricollegami all’argomento in questione, mi piacerebbe definire la mente umana come la famiglia, se essa non è chiusa, cristallizzata nel suo sapere unico, ma bensì, disposta ad accettare tutto quanto viene dall’esterno, continuerà a progredire, non sarà mai un terreno paludoso, dove tutto stagna e imputridisce, sarà bensì un ruscello di montagna, con acque sempre nuove in movimento perenne. Credo sia indispensabile lasciare tutte le cose vecchie, per noi, agli altri, a coloro che non ne hanno ancora goduto, noi dobbiamo lasciar spazio al nuovo. se la nostra memoria è ormai piena, liberiamola del vecchio e immettiamo cose nuove. Un rispettoso saluto e un ringraziamento ai promotori di questo lavoro; grazie, Luigi

antonello
antonello
6 anni fa

A mio parere non è questione di spazio, ma bensì di utilizzo. Noi adoperiamo una parte minima delle nostre potenzialità cerebrali. Come si allena un muscolo così si può allenare il cervello. Sia da un punto di vista memonico, che cognitivo, affettivo, spirituale. L’evoluzione dell’uomo ha operato scelte contingenti ai suoi bisogni. Se l’uomo primitivo aveva sviluppato certe capacità, che oggi chiameremo come facoltà paranormali, oggi l’uomo moderno ha assopito dal suo cervello queste per dar spazio ad altre per i suoi usi in questa vita moderna. Che ciò sia buono o meno è un altro discorso.La stessa evoluzione ha cambiato il dismorfismo sessuale per avvantaggiare il processo sia riproduttivo che sociale dell’uomo. ( confr. ” Il Gesto di Ettore” di Luigi Zoja ed.bollati Bornigheri). Da un punto di vista sociale, dipende da che habitat in cui uno cresce e da che sollecitazioni eomtivo-cognitive vive. I sentimenti si possono insegnare? Io credo di sì in buona parte, il resto dipende tutto, come detto, dal contesto sociale in cui si vive e si cresce. L’argomento, non tanto dello spazio ma dello sviluppo delle cellule cerebrali,coinvolge vari aspetti: morali, etici, e socio-antropologici sulla capacità di apprendimento, sul utilizzo di questo ecc. Al dott. Fabrizio Boninu un grazie per questo sforzo di divulgazione e nonchè per la possibilità di mettere in comune pensieri ed esperienze in comune. Continui così. Antonello Airò

Roberto 83
Roberto 83
6 anni fa

Difficile pensare ad un’involuzione.. Madre Natura ci ha sempre insegnato che ci si evolve comunque, magari verso strade e in modi diversi da quelli attuali.. e se il prezzo da pagare sarà una testa grande quanto un Pasqualone vorrà dire che ci abitueremo anche a quello.. 😉 sicuramente tenere la mente allenata sembrerebbe la soluzione migliore, ma una volta abituati alla pigrizia è difficile tornare indietro, nonchè poco conveniente.. chi mai ad esempio si prende ancora la briga di fare calcoli più o meno complessi a mente? e soprattutto perchè mai dovrebbe farlo? chi mai ancora si ingegna (se non per mestiere) a trovare una qualche soluzione pratica o un rimedio quando basta chiederlo a Google e avere risposta in 0,5 secondi?? tante conquiste tecnologiche ci VELOCIZZANO la vita più che semplificarcela (sfido a trovare qualcuno che definisce semplice la vita di oggi!!), però questo velocizzare gran parte delle nostre azioni quotidiane resta comunque un vantaggio perchè ci lascia, almeno in teoria, più tempo per migliorarci in altre cose, ad esempio nei rapporti sociali, perchè no?! sempre di intelligenza si tratta!! D’altronde a che serve essere dei Pico De Paperis se poi si è delle autentiche frane quando si tratta di ascoltare, rispettare, decidere, aiutare, amare?! è vero che guardandoci attorno ci capita spesso di vedere in rapida successione l’umanità fare un passo avanti e poi tre indietro, ma sono convinto che spazio per l’evoluzione ce ne sia sempre e in abbondanza nel nostro cranio, non c’è neurone che tenga… piuttosto, specie osservando le nuove generazioni, c’è da chiedersi se sia rimasta ancora la volontà di farlo… 😉

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