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antonello
antonello
6 anni fa

Un importanza notevole è costituita: dai ruoli, che ognuno all’interno della famiglia occupa. Inoltre bisogna vedere se questi ruoli assumono un aspetto dinamico o meno, per ciascun componente. Il dialogo è fondamentale tra genitori e figli, esso dev’essere costruito fin dall’inizio. Se nel periodo dell’infanzia,ciò che dicono i genitori dev’essere preso, molto spesso, per assioma (con la classica risposta: “sei piccolo certe cose non puoi capirle, le capirai quando sarai adulto, per intanto ubbidisci) nell’età adolescienziale ad una negazione da parte dei genitori ci si aspetta delle risposte, in modo da poterne discutere insieme. Se ciò non avviene, inevitabilmente ci saranno delle tensioni ed un maggior distacco dai genitori. I ruoli restano statici, la frustrazione pervade il figlio, che non si sente considerato come non più bambino però trattato allo stesso modo. I genitori, forse inconsciamente, pensano di aver perso il controllo sul figlio che ormai non è più bambino ma sta diventando adulto, e vuole delle risposte o sicuramente un dialogo maggiore. Nel caso di Marco inizia un conflitto anche con sua sorella la quale rivendica anch’essa un ruolo che non ha avuto e che gli è stato negato. Qui entra in gioco la consapevolezza della madre, sui bisogni del figlio, ma al tempo stesso il dover rispettare la figura del marito come “capo branco”. Il compito più arduo spetterà a Marco, nel far valere i propri bisogni, trovare un compromesso, senza sminuire la figura del padre (capo-branco) di fronte al resto della famiglia (il branco). In genere questi conflitti non si risolvono bene, lasciano sempre uno strascico più o meno forte. Questo potrebbe ripercuotersi in Marco, che come imprinting ha imparato la lotta al posto del dialogo, un giorno quando avrà dei figli rischia di mettersi nelle condizioni del padre. Sembrerebbe assurdo ciò, quanti dicono: ” mio figlio non subirà mai ciò che ho subito io”, purtroppo non avendo ricevuto un educazione al dialogo sarà difficile.

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