L’argomento di cui vorrei parlarvi oggi riguarda il pettegolezzo, l’arma più potente per screditare qualcuno nella nostra società. Quando vado in un’edicola oppure su un qualche sito internet, mi colpisce sempre moltissimo la sequela di pettegolezzi su persone più o meno famose che si trovano. Al di là della questione di rispetto delle vicende altrui, quello che mi chiedo è quale funzione abbia la mole di pettegolezzi, voci e dicerie di cui siamo circondati. Credo che il pettegolezzo abbia ormai una funzione sociale aggregante svolta prima dal contatto diretto con le persone. Mi spiego meglio. Fino a sessanta, settanta anni fa le persone vivevano in contesti sociali piuttosto immobili e immutabili nel quale si cresceva e si viveva circondati da persone che si conoscevano da una vita. Difficilmente l’estraneo, il diverso entravano a far parte della vita di queste comunità. Se ciò succedeva veniva subito inglobato negli usi e nei costumi della comunità. Oppure rimaneva estraneo e diventava un nuovo fattore aggregante per quella comunità (guarda come è diverso il nuovo e come siamo,invece, simili noi!). Per quanto questa similitudine fosse più ideale che reale, era, comunque, un grande fattore aggregante nelle comunità. La compattezza del gruppo era data dalla conoscenza personale e dalla possibilità di riconoscerne i membri. Questa compattezza è andata progressivamente perdendosi con le prime migrazioni di massa che provocarono un enorme rimestamento nella comunità sociale che si trovò a fronteggiare (e tuttora si trova a farlo!) la comparsa di usi e costumi nuovi ai quali doversi adattare. In altre parole alla comparsa del diverso.
Si è dunque persa anche la conoscenza diretta delle persone con le quali quotidianamente ci troviamo a stretto contatto. Viviamo in società molto spesso impersonali nelle quali difficilmente conosciamo tutti gli abitanti dello stesso palazzo nel quale viviamo. Da cosa è sostituita quella rete di appartenenza, quella serie di conoscenze comuni, di dicerie che fanno parte del sentirci comunità? Io credo che in parte sia proprio stata sostituita dal pettegolezzo, dalla capacità di poter parlare delle vicende delle stesse persone famose, come se queste facessero parte dalle nostre conoscenze dirette, delle nostre comunità. Questo crea una sorta di sostrato comune nella quale esiste ormai una comunità virtuale, nella quale ci riconosciamo/non ci riconosciamo, che tutti possono condividere e con la quale tutti noi possiamo paragonarci/prendere le distanze. Non fraintendetemi, non dico che il pettegolezzo abbia una funzione nobile che giustifica la continua violazione della privacy delle persone. Credo solo che, accanto ad una funzione apparentemente molto semplice e chiara, il pettegolezzo celi il desiderio di sentirsi parte di qualcosa di più grande. Di una comunità. Ovvio che ci siano, poi, persone che hanno più bisogno di questo senso di appartenenza e altri che non ne avvertono un’urgenza così impellente. Credo questo possa essere dovuto al fatto che alcuni hanno diversi terreni sui quali interagire (e riconoscersi) mentre altri trovano in questo il terreno di condivisione con altri. Credo sia un aspetto nuovo di una realtà molto più complessa e articolata di come di solito la bolliamo: sono tutte chiacchiere. E se, invece, non fossero solo chiacchiere?
Voi che ne pensate?
A presto…
Tutti i diritti riservati
Molto interessante il tema di quest’articolo…qualcosa che mi darà da riflettere. Grazie Fabrizio
Credo possibile questa teoria che si aggiunge ad altre motivazioni che caratterizzano un fenomeno a mio avviso da sempre esistino e con gli anni amplificato per via dei cambiamenti di comunicazione che man mano si sono evolute nel tempo…Una forma forse differente , ma la sostanza resta tale e le cause sono a mio avviso molteplici…ad esempio,io credo anche che il pettegolezzo sia anche una sorta di rivendiavazione dei propri limiti…come dire…anche gli altri e ,soprattutto chi ha un nome risonante diventa bersaglio comodo,per un verso o un altro, hanno gli scheletri nell’armadio, per cui ben vengano i nostri! Sì un modo di verificare per poter dire mal comune mezzo gaudio, anzi…concentrando le attenzioni sul pettegolezzo che riguarda l’altro, si tende a nascondere meglio la propria vita, di certo mai esente da possibili pettegolezzi…un interagire comunicativo distorto e malato che necessita di profondi cambiamenti culturali ancora oggi purtroppo difficili da attuare…abbiamo speso tempo energia denaro e impegno per conquiste scientifiche e tecnologiche, trascurando invece la parte a mio avviso ancora più importante che riguarda la nostra capacità di relazionarci e viverci per rendere al meglio il nostro potenzioale umano così ricco e meraviglioso che è davvero un peccato sia ancora fermo a forme di vita così limitate e limitanti del nostro essere…grazie ancora e sempre per questi interessanti argomenti 🙂