Vi segnalo un articolo di Repubblica che riguarda un aspetto particolare della depressione. Uno studio pubblicato dall’IZA Institute di Bonn, svolto dai ricercatori delle Università di Warwick e di Stirling, stabilirebbe, infatti, che, in Europa, un quarantenne su 10 ha assunto almeno un antidepressivo nel corso del 2010. I paesi che avrebbero il più alto consumo di antidepressivi sarebbero Inghilterra, Portogallo, Francia e Lituania. In questa particolare classifica il nostro Paese si collocherebbe nella fascia più bassa con appena l’1% della popolazione di 40enni che fa uso di farmaci antidepressivi per più di quattro volte a settimana.
La ricerca metterebbe in luce come, nella fascia d’età presa in considerazione, sarebbero più colpite le donne rispetto agli uomini. Ad aggravare il consumo inciderebbero caratteristiche come il fatto di essere disoccupate, divorziate o separate.
Quello che colpisce di più è la motivazione che spiegherebbe il perché dell’insorgenza della depressione in questa particolare fascia d’età. Il motivo sarebbe legato al disvelamento dell’impossibilità di perseguire i propri sogni. Mi spiego meglio: da giovani si ha l’impressione che ogni tipo di obiettivo possa essere alla nostra portata, che per ogni cosa si desideri, ci sia la possibilità temporale di conquistarla. Mano a mano che la vita procede, i nostri sogni dovrebbero fare i conti con il dato di realtà che, spesso, si rivela inferiore alle aspettative. Questo può causare quel senso di scoramento o di fallimento che porta ad un consumo di sostanze antidepressive. Ovviamente ci sarebbe da discutere sul perché ormai sembriamo così inadatti a fare i conti con la realtà. Forse, drogati da anni di investimenti in sogni-alla-portata-di-tutti, appena la nostra vita si discosta dal magico mondo che qualcuno aveva immaginato per noi, ci sentiamo incompleti, non arrivati. Falliti.
Non sarebbe ora di rivedere le nostre priorità? E di deciderle da noi invece di farcele imporre da qualcuno?
Per il momento il link:
http://www.repubblica.it/salute/forma-e-bellezza/2011/06/23/news/depressi_a_40_anni-18108441/
L’articolo è di Irma D’Aria.
A presto…
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Segnalo il risultato di un convegno svoltosi a Cagliari l’anno scorso e attinente al post :
http://www.unica.it/pub/7/show.jsp?id=16312&iso=779&is=7
Le risultanze più o meno sono le stesse del suo post, ma io non sono d’accordo.
Forse le donne sono vengono catalogate come “depresse” più degli uomini, perchè riconoscono le difficoltà e si rivolgono più spesso agli psicologi e agli psichiatri rispetto agli uomini.
Se poi i risultati sono che gli uomini, pur essendo meno depressi, uccidano una donna al giorno, allora anche le statistiche sui generi non sono verietiere.
Io mi chiedo anche: perchè la depressione, così come in genere tutti i disagi mentali sono in percentuali bassissime nei paesi dove c’è sottosviluppo? Diversi anni fa mi trovai a fare un’esperienza in Brasile in diverse favelas, bene una cosa che mi colpì molto fu proprio la serenità di tutti, compresi molti bambini che pur vivendo disagi fisici molto gravi non sentivo piangere quasi mai…anzi …bastava un pallone e una lotta tra galli per coinvolgere con entusiasmo giornate intere adulti e picccini…depressione? Qualcosa che sembra distante da quei luoghi…perchè? E’ un malessere indotto? O un disagio conseguenziale all’idea di non aver speranza? Cultura e sviluppo sono possibili cause indirette?(vedi Svezia…)Mi chiedo anche: non sarà che, vista la piega presa dalla diffusione della depressione, le case farmaceutiche e tutto il giro di professionisti (si fa per dire…)ha creato un impero che è divenuta fonte di enormi guadagni sia economici che in termini di manipolazione delle persone? Bè l’articolo si presta a tante considerazioni che val la pena approfondire per una presa di coscienza di quel che si vive cercando di capire ciò che più si avvicina alla verità…grazie!