Spesso capita che quando le persone vengono a sapere che sono uno psicologo mi sottopongano i loro sogni anche nei contesti più improbabili: al bar, in strada, in spiaggia… Di solito la conversazione comincia con un: ‘tu che sei psicologo…’ Poco tempo fa, per esempio, mi è stato chiesto in spiaggia di cercare di interpretare cosa volesse dire sognare di volare!
Questo tipo di domande mi fanno sempre uno strano effetto perché se da un lato segnalano la fortissima curiosità che circonda il tema della psicologia applicata al quotidiano, come per esempio i sogni, è anche vero che denotano una forte banalizzazione del tema come se uno psicologo, forte delle proprie doti divinatorie, potesse comprendere attraverso un sogno il mondo ricco e complesso di un individuo. Alla mia reticenza nell’interpretazione spesso le persone non reagiscono bene. Questo pensiero semplificatorio è, credo, frutto di anni e anni di disinformazione, nei quali riviste e giornali (o altri mezzi di comunicazione) hanno accolto la pagina dedicata allo psicologo di turno in grado di dare soluzioni a tutto. Secondo me è una banalizzazione eccessiva e tutte le rubriche di questo tipo dovrebbero ricordarlo ai propri lettori o ai propri ascoltatori. Mettendo da parte un momento questa polemica, che ci porterebbe troppo lontano dal tema che voglio affrontare, le ragioni per cui io non mi sento di accondiscendere a questo tipo di richieste sono fondamentalmente due: da una parte credo che per utilizzare al meglio uno strumento come il sogno questo vada inserito in una conoscenza della persona che lo porta. E’ del tutto inutile che azzardi a caso un’interpretazione basata sul nulla, che non ha alcun valore probativo rispetto a quello che può dire chiunque altro voglia interpretarlo. In più, e questo è il secondo forte motivo, mi sembrerebbe di fare un torto al sogno se banalizzassi così il suo significato.
In realtà credo che il sogno sia una porta enorme e affascinante sul mondo interno dell’individuo. Come tutte le cose va saputo significare nel migliore dei modi, ne va capito il senso in relazione alla vita dell’individuo che lo porta. Già Freud nel suo testo fondamentale L’interpretazione dei sogni (1898)[1] pose in luce alcune delle funzioni e dei meccanismi di funzionamento del sogno stesso e il valore assolutamente rilevante che i sogni potevano avere non solo nel lavoro terapeutico con il paziente, ma anche nella complessa economia conoscitiva delle modalità di funzionamento psichico dell’individuo che quei sogni portava. La ricerca attuale sul sogno, accantonando molte delle presunte non oggettività del percorso psicanalitico, si è concentrata sui correlati fisiologici del sogno stesso, grazie ai potenti mezzi di visualizzazione dell’attività cerebrale dei quali possiamo disporre attualmente. Pur non ritenendo necessaria la possibilità di studiare una materia complessa come i sogni, data la loro difficile classificazione secondo il metodo scientifico, viene comunque da chiedersi perché, all’interno di un’ottica evolutiva che privilegia i cambiamenti necessari, il sogno sia rimasto un elemento presente nell’attività mentale umana. Questo grande interrogativo non permette di liquidare i sogni come semplici sottoprodotti dell’attività cosciente. In questo senso sono perfettamente in linea con le parole della collega Occhionero: alcuni liquidano il sogno come un fenomeno assolutamente irrilevante per per l’economia cognitiva: l’attività mentale durante il sonno è un semplice epifenomeno del sonno stesso. Detto in altri termini, il cervello, in quanto tale, non può non produrre fatti cognitivi anche se non ve ne è nessuna necessità. Non esiste alcuna condizione (…) in cui il cervello dell’uomo non sia in grado di produrre una qualche attività mentale. (…) Il sogno è uno stato mentale e come tale ha a che fare con la coscienza, meglio, esso è uno stato della coscienza, essendoci un accordo generale tra tutti i ricercatori nel considerare la coscienza come un universo a molti livelli di complessità. [2]
Questa complessità è l’aspetto che più mi fa stare alla larga dalla semplificazione del sogno stesso, da una facile lettura e ridefinizione che non tenga conto della stratificazione di significati, vissuti, pensieri che il sogno stesso rappresenta. E, se questa premessa è vera, non si può non dover riconsiderare il bisogno di un lavoro attento e preciso sull’interpretazione del sogno stesso, un lavoro che necessariamente non può prescindere da un lavoro più ampio sulla persona stessa.
Altrimenti l’interpretazione di un sogno rimane alla stregua di un gioco. Certo, si può fare e può essere divertente. Ma non si dovrebbe dimenticare che come gioco è nato e che di gioco si tratta.
Che ne pensate?
A presto…
[1] Freud, S. (2010), L’interpretazione dei sogni, Newton Compton, Roma
[2] Occhionero, M. (2009), Il sogno, Carocci, Roma, pag. 89
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Salve Mariella, ha ragione, si può sempre giocare, l’importante è essere consapevoli di stare giocando:) Grazie per il commento, a presto…
Sono d’accordo, ho una laurea in psicologia! Peró, a volte, è bello giocare, è rilassante, quindi anche un’interpretazione popolare può andre.
Salve Graziella…
naturalmente sono d’accordo con lei. Non intendevo dire che un medico non possa svolgere la funzione di rassicurare il proprio paziente, ci mancherebbe. Il mio intento era quello di estendere il discorso ad un’ottica più ampia che potesse far riflettere sul fatto che spesso banalizziamo temi anche molto importanti e molto ampi. Poi è vero che il paziente ne risulti alleggerito, ma, e le faccio un esempio realmente accaduto, se questo avviene in una spiaggia con una persona appena conosciuta, come posso io pensare di interpretare un sogno? Mi sembrerebbe di fare un torto alla persona che me lo chiede. Naturalmente ho parlato con questa persona, cercando di estendere il discorso, ma certamente convinto che non potesse iniziare una terapia in spiaggia! Spero di aver risposto al suo commento.
Grazie per il contributo!
mi si consenta… anche se tutto ciò che è stato pubblicato sopra è insindacabile … tuttavia chi si affida ad uno psicologo ha bisogno anche di rassicurazioni. E cercare una risposta, anche approssimativa (perché anche uno psicologo può darla)rende il paziente alleggerito dalle sue ansie e il ‘medico’ ne guadagna in considerazione, in fiducia … infatti anche io sono qui a cercare una sorta di interpretazione possibilmente realistica, seria. E non l’ho cercata in un sito di cartomanti & c. Questo per la serietà con cui intendo uno psicologo!
Grande Fabry, mi trovi in toto d’accordo con te!!!
Credo proprio che come dici tu i media e soprattutto le riviste non diano una giusta chiave di lettura di una così importante scienza come la psicologia.
Purtroppo questo è dovuto anche da un mancato riconoscimento, almeno per come la vedo io, della psicologia da parte del nostro SSN e dalle istituzioni che contribuisce a creare intorno alla psicologia un’aurea di mistero e di non percezione di cosa sia in realtà e dell’utilità che essa può avere nelle diverse fasi di vita di una persona. E tutto si estremizza si passa da considerarla un gioco (vedi interpretazione dei sogni) ad una concezione negativa (psicologo = ‘medico dei matti = io (o i miei familiari) non siamo matti = lo psicologo non può essermi d’aiuto).
Tutto ciò dovrebbe fare riflettere!!
Bellissimo post! Lo condivido in pieno! Banalizzare i sogni con interpretazioni generiche significa non aver capito il significato profondo dei sogni e di chi sogna 😉