L’articolo che vi segnalo oggi tratta di una delle ‘bestie nere’ della psicologia/psichiatria attuale. Stiamo parlando della famosa (famigerata?) ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) meglio conosciuta in Italia come Deficit di Attenzione e Iperattività. Nell’articolo si rileva come l’incidenza nella diagnosi di questo tipo di casi sia notevolmente aumentata passando dal 6,9% di incidenza nel 1998 all’attuale 9% con un incremento pari al 30%. La ricerca fa riferimento a risultati ottenuti negli Stati Uniti. Ma dato il loro ruolo di apripista in diverse questioni, tra le quali quelle sanitarie, non è da escludere che i risultati siano (o lo siano presto!) equiparabili con quelli di altri paesi occidentali. Nell’articolo si sottolineano tanti aspetti: il fatto che non si sappia l’origine e la causa di questo tipo di disturbo, il fatto che sembrino essere implicate ragioni di tipo sociale (ne soffrirebbero, infatti, percentualmente di più bambini che provengono da classi sociali più disagiate), il fatto che le tecnologie multitasking, tecnologie, cioè che permettono di compiere più compiti contemporanemente, associate alla continua sovraesposizione a stimoli cui siamo quotidianamente sottoposti, potrebbero portare ad un peggioramento di questo disturbo.
Mi colpisce come, invece, non venga citato lo strapotere delle cause farmaceutiche, sempre pronte a sfornare nuove classificazioni, nuove diagnosi, per creare nicchie (ormai non più tali, sembra!) di mercato dove andare a piazzare i loro prodigi tecnofarmaceutici. Non si accenna al fatto che stiamo parlando di una patologia che fu introdotta nella revisione del DSM-III-R (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders) soltanto nel 1987. La bellezza di 24 anni fa. Il 10% dei bambini statunitensi ha una diagnosi che un quarto di secolo fa semplicemente non esisteva ufficialmente. Con questo tasso di crescita esponenziale arriveremo ad un 100% di bambini diagnosticato con ADHD prima del 2050!
L’articolo è di Repubblica (23.08.11) ed è a firma di Angelo Aquaro.
Che ne pensate?
A presto…
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d’accordo con Antonello sul fatto che in generale i farmaci soffocano il sintomo ma non la causa dell’iperattività. Molto meno sul fatto che per educare e per indirizzare un bambino verso le sue reali priorità occorra una laurea. A mio parere conta più il contesto familiare, lo stile di vita e l’educazione del genitore, che però deve essere correttamente coadiuvato dal personale scolastico, senza contraddizioni o eccessive differenze che possano ulteriormente confondere il bambino. Per ciò che riguarda la sovraesposizione agli stimoli è palese che oggi internet, videogames e tv siano fin troppo presenti. In più da anni manca una tv dei ragazzi, i quali oggi non aspettano più le 16 per parcheggiarsi davanti ad una scatola, ma vanno a cercarsi loro stessi ciò che vogliono (che però raramente coincide con ciò che serve davvero). Dunque è più che lecito pensare che una sovraesposizione spesso incontrollata possa essere la causa principale dei numeri ai quali faceva riferimento Fabrizio.
Un tempo le malattie infantili erano per la maggior parte di natura fisica e non psicologica. La vita aveva dei ritmi diversi con i suoi pro e contro. Le cause di queste nuove patologie a mio avviso sono molteplici: è risaputo che il feto sente gli stimoli esterni ed interni della madre. Alcuni esempi: la musica che differenza ci sarà tra un feto che ascolta musica classica da musica da discoteca in continuazione? Il “ritmo” anzi il rumore di quest’ultima influisce negativamente sulla psiche, fà aumentare il battito cardiaco ecc… Poi lo stress di una madre, che generalmente lavora, con ritmi di orari parecchio stressanti influisce sulle ore di sonno di lei provocando stress al feto. L’alimentazione molto spesso non sana, il fumo passivo e non. Quando il bambino si parcheggia davanti al televisore o video giochi per ore, lo si fà crescere come bambino-uomo perchè non si ha tempo di accudirlo in tutti i suoi bisogni sia fisici ma sopratutto psicologici della sua età. Allora avanti con psicofarmaci perchè stia tranquillo, si soffoca il sintomo ma non la causa della sua iperattività. O meglio non la si incanala nella giusta direzione, per esempio fargli fare degli sport per il fisico e per la mente farla sviluppare non certo con i video giochi ma con attività a cui possa esprimere la sua creatività insieme ad dei suoi coetanei. C’è da dire che negli asili manca personale e quest’ultimo è poco propenso a fare dei corsi di aggiornamento, o peggio non ha una competenza specifica (per la maggior parte) ad educare un bambino. Perchè fondalmentalmente è questo il compito di una “maestra” d’asilo. Queste dovrebbero essere laureate non con un semplice diploma di scuola superiore, seguire periodicamente dei corsi di aggiornamento, essere sottoposte periodicamente a colloqui con un psicologo per la loro valutazione in questo difficilissimo compito. L’apprendimento max di un bambino è nei primissimi anni di età, ed è qui che riceve un “printing”. Il resto è realtà.
Fabrizio sono pienamente daccordo.Posso solo immaginare le difficoltà e le paure che affrontano tutti i giorni i genitori di questi bimbi “speciali”,ma ho letto,sentito e visto dei programmi in tv ,dove questi bimbi con le loro fam.venivano supportati da psicologi e specialisti che senza ricorrere all’uso di farmaci riuscivano, con pazienza e un pò di fatica iniziale, a trovare uno stile di vita sereno e controllato .