Ecco un altro film molto interessante da condividere con voi per le tantissime implicazioni narrative e simboliche che il film stesso rappresenta. Parlo di Super 8 film uscito nelle sale nel 2011. Il regista è J.J. Abrams che molti di voi, probabilmente, conosceranno come ideatore e regista della serie televisiva culto Lost, e prodotto da Steven Spielberg che credo non abbia bisogno di presentazioni. Il film è,narrativamente, apparentemente molto semplice. Tratta della storia di un gruppo di ragazzi coetanei, di 13 anni circa, con una passione condivisa: il cinema. Il loro grande progetto è quello di realizzare un film, per girare il quale usano una pellicola super 8 la stessa che da il titolo al film. Nel girare questo film si ritrovano coinvolti in una storia molto più grande di loro che avrà delle conseguenze non solo sulle loro vite ma su quella di tutta la cittadina teatro del film. Non vi racconto altro per timore di potervi rovinare la trama.
Ripeto, se dovessimo fermarci ad un livello narrativo, il film non sembra raccontare molto di nuovo. Invece, credo che, dal punto di vista simbolico, sia un film ricco di spunti interessanti. Credo che il tema del film sia essenzialmente uno: il diventare grandi. Crescere. Questi ragazzi si trovano alle prese con una serie di problemi tipici della loro età pre-adolescenziale. Innanzitutto la morte (in questo caso sia fisica che simbolica) dei genitori e della loro onnipotenza. Da bambini pensiamo, infatti, che i nostri genitori siano plenipotenziari, che riescano cioè a fronteggiare qualunque tipo di situazione. Fa parte del processo di crescita anche l’idea di perdere questa prospettiva, e riuscire a vederli come esseri umani con le loro forze e le loro debolezze. Nel film abbiamo la morte di un genitore di uno dei protagonisti, che lascia dietro uno strascico di incomprensioni (perché lei?) e di rapporti da ristrutturare. Paradossalmente (o forse no!) la morte fisica non sembra essere causa di una maggiore assenza nella vita degli individui. La madre, infatti, sembra riuscire ad essere molto più presente del padre che, invece, fatica ad adattarsi ai cambiamenti che la nuova situazione impone.
Anche nel rapporto padre-figlio è possibile intravedere una serie di passaggi molti importanti tipici dell’età adolescenziale. Il padre vorrebbe che il figlio andasse in un campo scuola, e si gioca la relazione da un punto di vista genitoriale (so qual’è il bene per te!) che può funzionare quando il figlio è piccolo (e crede nella conoscenza del papà!) ma non quando questa è messa in discussione. Il figlio riuscirà a far capire al padre, ribellandosi, quello che lui stesso vuole e solo dopo questo passaggio sembrano riuscire a riacquistare un rapporto migliore.
Altro tema rilevante è la paura. Anzi Le Paure. La personificazione di una di queste paure (il diverso, l’alieno) pervade l’intero film (non voglio svelarvi altro!) e complica notevolmente la trama. Affrontare queste paure con la forza non porta a nulla se non a rendere la paura stessa ancora più potente nella devastazione. C’è una scena, per me bellissima, nella quale la paura non solo viene riconosciuta, ma accettata e compresa. Ci si può rapportare. Solo allora ci si può accorgere che forse non tutto quello che ci spaventa è brutto, che forse non tutto quello che ci terrorizza può ucciderci. Che, forse, il modo migliore per rendere inoffensive le nostre paure e cercare di maneggiarle, esplorarle e capire come rapportarsi con loro. Così, acquistano un nuovo significato, una nuova prospettiva.
Un altro aspetto altamente simbolico riguarda il fatto che il passato stesso permette di voltare pagina nel momento in cui viene superato e lo si lascia andare. Il protagonista sembra essere bloccato da un medaglione per lui molto importante. In una delle scene finali (ancora le immagini raccontano più di tante parole!), il medaglione troverà una nuova collocazione che sembra infine rendere più libero il suo piccolo proprietario.
E come dimenticare di citare il peso di tanti altri campi della vita che cambiano: gli amici (il gruppo dei pari sembra acquisire, in questa età, un peso pari o superiore a quello della famiglia!), i primi amori ( in quest’età si collocano i primi innamoramenti e le prime delusioni d’amore!), le passioni (girare un film sembra per loro l’esperienza più totalizzante della loro vita!), il peso dell’autorità (sia tramite i genitori che tramite le istituzioni, in questo caso l’esercito). Tematiche che iniziano a far parte della trama della nostra vita proprio in quella fase di passaggio.
Insomma un film che nasconde una complessità di sguardi e di piani che affascina. E che, forse, tenta di riflettere la stessa complessità che quella fase di vita, l’adolescenza, ci porta per la prima volta ad intravedere nella nostra esistenza.
A presto…
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grazie del commento…leggerò con piacere il tuo blog
elisa
questa è la lente che mi piace utilizzare per guardare i film.. poi se gli attori e il regista sono poco conosciuti o famosi poco importa… peccato non ho visto il film ma ti assicuro che mi hai fatto venire molta curiosità … 🙂 da come l’hai descritto però mi sembra di poter afferrare che siano chiari molti aspetti che richiamano il mondo adolescenziale, mondo che a noi oggi appare strano perchè visto con gli occhi di adulti … io penso che il segreto per capire gli adolescenti sia quello di riportare la mente e il cuore a quel periodo (ovviamente con gli strumenti di lettura che si ha da adulti) altrimenti i nostri saranno sempre e solo “giudizi dei grandi” che non fanno altro che mettere i muri con una tappa della vita fondamentale … quante volte da ragazzini pensavamo “perchè i grandi non ci capiscono?” ma noi non potevamo entrare nella testa dei grandi perchè non lo eravamo mai stati …
gli adulti invece hanno il grande vantaggio di poter capire l’adolescenza proprio perchè l’hanno vissuta ((((non tutti)))) si sono solo scordati il cassetto in cui hanno nascosto la chiave 😉
miii come è complicato parlarti… 🙂 ti volevo ringraziare di tutte le occasoni che ci dai per riflettere. buona giornata.