Vi segnalo un articolo in cui si parla di uno strumento, Eis, che sarebbe utile nella rilevazione della diagnosi di ADHD, il disturbo da deficit dell’attenzione e da iperattività. Mi sono già occupato di questo tema nel post ADHD. Cliccandoci sopra, potrete leggere il post in questione. Nell’articolo si sottolinea come questo tipo di diagnosi siano ancora gravate, soprattutto nel bambino, da frequenti errori. Ciò può portare a errati trattamenti con effetti collaterali a carico del cervello che potrebbero avere pesanti ricadute in là negli anni. Questo tipo di esame, che si baserebbe sul principio della bioimpedenza, cioè della conducibilità di piccoli flussi di corrente attraverso i tessuti corporei, (stesso principio usato per esami molto comuni come, per esempio l’elettrocardiogramma), come riporta l’articolo, costa poco ed è facilmente utilizzabile di routine, offrendo la possibilità di monitorare in maniera obiettiva l’andamento del quadro clinico, anche in risposta ai trattamenti. Inoltre consente di confermare la diagnosi clinica di ADHD con una specificità del 98% e una sensibilità dell’80%.
Nello studio, pubblicato su Psychology Research & Behaviour Management, gli autori tengono a precisare che questo esame non può da solo diventare l’unico marker diagnostico di ADHD, ma se questi risultati saranno confermati, diventerà certamente quell’ausilio pratico che finora era sempre mancato nella diagnosi clinica. D’altro canto, anche se questa metodica è stata impiegata per la prima volta in questa malattia, ha alle spalle anni di utilizzo nella diagnosi di altre patologie, da quelle cardiache a quelle neurologiche e metaboliche. L’avvento di una nuova metodica che permetta una migliore diagnosi è sempre da salutare con favore. Spero che il miglioramento diagnostico porti ad evitare tutta quelle serie di diagnosi errate che spesso, sono dettate più da altre ragioni che da motivi reali. Detto questo, mi inquieta sempre leggere di effetti collaterali a carico del cervello che hanno ricadute in là negli anni. Trovo la leggerezza con cui si riferiscono certe cose abbastanza sconcertante, tenendo anche conto che stiamo parlando di bambini. Ma come, quello che mi dovrebbe far star meglio potrebbe avere pesanti ricadute? Indubbiamente, non si pretende la perfezione in un campo, quello medico, nel quale essa è molto lontana. Ma una maggiore attenzione credo sia assolutamente doverosa. Se potessimo prestare più cura alle influenze che questi farmaci possono avere, se, cioè, fossimo informati meglio, ne guadagnerebbe la salute e il cervello in là con gli anni.
Magari non ne guadagnerebbero le case farmaceutiche, ma temo che questo sia un altro discorso. O no?
Intanto il link: http://www.corriere.it/salute/11_ottobre_30/adhd-diagnosi-avatar-computerizzato-peccarisi_50459938-fef3-11e0-b55a-a662e85c9dff.shtml
L’articolo è del Corriere della Sera ed è a firma di Cesare Peccarisi.
Che ne pensate?
A presto…
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Articolo interessante,induce a serie riflessioni sui condizionamenti che spesso esaltano una seriosa credibilità di innovazioni bollate come scientifiche,mentre il tempo rivela essere state poco serie considerati i notevoli danni derivati e sulla pelle di bambini! E’conseguenza naturale pensare al coinvolgimento di case farmaceutiche la cui unica e sola aspirazione è il guadagno e se questi è assicurato malgrado il tempo ne riveli l’inganno…bè il gioco è fatto…se di gioco si può parlare vista la drammaticità della portata…Giusto e doveroso questo link che contribuisce alla cultura di una onestà sempre più deficiente che va contrastata attraverso l’impegno di tutti noi…La divulgazione di queste notizie ci rende partecipi e attenti verso problematiche così importanti….grazie;)