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mattafaluga
mattafaluga
6 anni fa

Happy brain outlet village:.la salute mentale a prezzi vantaggiosi…
Non mi fa impazzire, io troverei imbarazzante andare in un affollato centro commerciale e “di fianco a un lavasecco e a una profumeria, tra i carrelli della spesa che escono ricolmi dal grande supermercato e le tazze di caffè che tintinnano nel bar adiacente” infilarmi in un box con su scritto L’ESPERTO RISPONDE.
Ancora meno mi piace la formula pret-a-porter dove “si entra e da subito si può parlare del proprio problema con uno specialista”.
l’assistenza psicologica gratuita o a basso costo esiste già tramite il servizio sanitario nazionale e può essere un ottimo modo per avvicinarsi senza troppa spesa decidendo poi di rivolgersi a qualcuno in privato.Forse si dovrebbe semplificarne un po la fruizione a chi già ci pensa ma non riesce a fare il passo fornendo un servizio analogo a questo del centro commerciale ma in posti più “consoni”tipo i consultori e le scuole o attraverso delle convenzioni come nel telefilm “in treatement” dove April, una delle pazienti di Paul, inizia la terapia grazie ad un pacchetto gratuito di 8 sedute fornito dall’università che frequentava…

martina
martina
6 anni fa

lo si potrebbe fare solo se la nostra professione godesse della credibilità che merita … già che ci trattano come dei venditori di fumo, figuriamoci se ci mettiamo con degli “stand” dentro un centro commerciale!!!!!

Carla Sale Musio
Carla Sale Musio
6 anni fa

… secondo me la serietà della professione di psicologo è data dalle motivazioni e dalla preparazione di chi la esercita e il luogo non è poi così fondamentale. Certo il clima di un centro commerciale è molto dispersivo… ma ben venga portare un po’ di empatia dentro questi templi del consumismo!

rosanna anzalone
rosanna anzalone
6 anni fa

Non è questione di discutere sull’iniziativa che magari parte da intenti benevoli da comprendere…ma non mi piace l’idea di associare qualcosa di serio come il comprendere noi stessi attraverso una seria metodologia professionale, con quella dei centri commerciali, mi pare un pò la fiera durante l’omelia del prete…nel senso che magari non c’è nulla di male ma si rischia di ridicolizzare ciò che ha una sua serietà, con questo non vuol dire che l’idea sia necessariamente sbagliata, ma di certo a mio avviso, l’associazione è almeno molto rischiosa ai danni,non solo di una professionalità seria che ancora ha dei grossi problemi ad essere riconosciuta,ma di noi stessi che non ci rendiamo conto come sia importante non essere frettolosi e superficiali come si fa quando si è in questi centri, nei confronti del nostro essere persone in grado di migliorarsi.Metto sempre in discussione il mio passo coi tempi, cercamdo di comprendere un mondo diverso che apre nuovi scenari e sistemi non sempre di facile accoglienza immediata , ma francamente questa non mi pare una buona forma,si potrebbe ridicolizzare anni di lavoro e di seri studi a beneficio di tutti per una sorta di modernizzazione che tende come sempre a far quadrare conti e numeri piuttosto che persone ed esseri degni di un’attenzione che non può essere globalizzata…Grazie, articolo come sempre volto a delle interessanti riflessioni:)

martina
martina
6 anni fa

Di sicuro è un modo per far entrare lo psicologo nel luogo comune … e mi da fastidio che per farlo bisogna scendere a questi livelli in cui lo sportello psicologico è al pari di un negozio di un centro commerciale! sia noi che ci stiamo abituando ad un sistema sbagliato … e addirittura ci edifichiamo dentro!!! rivendichiamo i nostri diritti nelle asl, negli ambulatori medici, nei comuni, nelle scuole, non nei centri commerciali!!!!

Carla Sale Musio
Carla Sale Musio
6 anni fa

Parole sante!
Gli psicologi possono lavorare dappertutto, anche dentro a un ascensore! serve solo uno spazio riservato dove le persone possano raccontarsi… Se poi hanno uno studio dentro a un centro commerciale o in una via qualunque della città, non mi sembra che possa esserci una grande differenza.

Enrico Maria Secci
Enrico Maria Secci
6 anni fa

Sono per l’innovazione e per la visibilità della nostra professione ma credo che aprire questa specie di Calzedonia della psicoterapia sia tutt’altro che un progresso. Per esempio, chi andrebbe mai a farsi una visita medica specialistica da un otorino al Carrefour? Qualcuno si farebbe fare una tac in un corner tra Benetton e Combipell? E allora perché fare psicoterapie in franchising in uno stand stile fiera? Evidentemente si perde di vista l’altissimo contenuto scientifico e sanitario della professione di psicoterapeuta a tutto detrimento dei pazienti. Chissà se è previsto lo sconto comitiva, la fidelity card o la raccolta punti…

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