Il cancro? Uccide più al cinema che nella realtà…

Il cancro Uccide più al cinema che nella realtà...Ho trovato questo interessante articolo di Repubblica nel quale si riportano i risultati di uno studio di due medici italiani, Giovanni Rosti, dell’ospedale Cà Foncello di Treviso e Luciano De Fiore, dell’Università La Sapienza di Roma, che hanno cercato di capire, confrontando diversi film, quale fosse la rappresentazione data sulla malattia del cancro. I risultati sono stati presentati al congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo), a Vienna. L’analisi è consistita nel visionare 82 film che, questo è il risultato più eclatante, forniscono una percezione assolutamente distorta della malattia e dei suoi esiti. Nella maggioranza dei film presi in esame, gli ammalati sono ricchi, giovani, non soffrono ma muoiono spesso. Questo tipo di rappresentazione distorcendo completamente la realtà, non fa si che su questi malattie si creino ritratti veritieri della realtà delle cose. Ed è come se questo influisse sulla nostra percezione di rischio.

Ci sono così malattie sovra rappresentate come per esempio le malattie tumorali, che ingenerano una vera e propria fobia mentre altre patologie, ugualmente facenti parte della realtà e magari altrettanto gravi o potenzialmente invalidanti che, non venendo rappresentate accuratamente, finiscono in una sorta di dimenticatoio cognitivo per cui noi quasi ci dimentichiamo che esistano. Lo stesso fenomeno si può riscontrare in altri settori della nostra vita. Mi viene in mente l’iper-rappresentazione (mediatica e sociale) che avviene ad ogni incidente aereo che fa si che, nella nostra mente, il rischio di morire di un incidente aereo abbia un peso enorme rispetto, per esempio, al morire in un incidente stradale che è, per lo meno statisticamente, molto più probabile. Percepiamo l’aereo come pericoloso mentre la macchina no.

Tornando all’articolo, l’aspetto che, secondo me, deve far riflettere di più è l’errata rappresentazione dell’esito della malattia che termina spesso con la morte delle persone coinvolte quando, in molti tipi di tumore, se diagnosticato per tempo, la percentuale di guarigione è ormai molto alta. L’articolo sottolinea come ci siano, però, segni di un cambiamento in questa rappresentazione come per esempio nel film ‘La prima cosa bella‘ di Virzì, con protagonista Stefania Sandrelli, nel quale viene rappresentato per la prima volta un hospice oncologico che è quello dove il suo personaggio è in cura. Come sempre, si tratterebbe di avere un minimo di sensibilità e attenzione per una realtà che, se ben veicolata, permette alle persone di nutrire più speranze che paure. E, in questo come in altri campi, l’atteggiamento col quale si affronta il male è parte fondamentale della cura.

Intanto il link dell’articolo: http://www.repubblica.it/salute/medicina/2012/10/01/news/come_il_cinema_racconta_male_il_cancro-43601906/

Come detto, l’articolo è di Repubblica ed è di Arnaldo D’Amico.

Che ne pensate?

A presto…

Fabrizio Boninu

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Roby 83
Roby 83
7 anni fa

probabilmente la morte del protagonista mostrata in modo angelico senza mostrare le varie sofferenze e cure quotidiane (forse troppo disturbanti per la maggior parte degli spettatori) credo sia più per comodità ed esigenze di copione che per sensibilizzare davvero sull’argomento..

rosanna anzalone
rosanna anzalone
7 anni fa

articolo interessante come sempre e credo abbia una reale corrispondenza…della serie …facciamo sempre in modo che i film prevalgono sulla realtà …. 😉

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