Ci siamo. Le tanto sospirate vacanze sono arrivate. Escludendo i ragazzi impegnati negli esami di maturità, per tutti gli altri è arrivato finalmente il momento in cui, essendo liberi dalle tante incombenze che caratterizzano la loro routine quotidiana, pensano di potersi dedicare a ciò che più piace loro. Questo sarebbe possibile se non avessero quello che per molti è un vero e proprio incubo da vacanza: i compiti delle vacanze appunto. Esistono due tipi di scuole al riguardo: coloro che reputano i compiti necessari per tenere in allenamento i ragazzi e coloro che li ritengono l’ennesimo modo per tenerli sotto scacco anche nei momenti in cui dovrebbero essere più liberi. In supporto alla seconda tesi ho trovato un interessante articolo che fa un elenco dei motivi per cui sarebbe preferibile che i ragazzi non avessero compiti durante le vacanze. L’elenco è stato stilato da Miriam Clifford, insegnante e blogger che si occupa del tema scuola attraverso InformEd, sorta di laboratorio di idee sulla scuola. Trovate il link in fondo al post.
Intanto i punti:
- Gli studenti imparano tutto il tempo nel 21° secolo. In una società come la nostra, costantemente connessa e nella quale circolano una miniera di informazioni ovunque, non si può pensare che i ragazzi apprendano solamente all’interno del contesto scolastico. Questo rende in parte superflua l’idea di compiti da fare a casa, legati alla visione di tenere vive e fresche le conoscenze acquisite a scuola durante l’anno;
- Non necessariamente molti compiti equivalgono ad una maggiore realizzazione: non è detto cioè che assegnare compiti a casa faccia studenti più diligenti o più bravi a scuola;
- I paesi che assegnano più compiti a casa non sono i migliori. Spesso invece è vero il contrario. Per esempio il Giappone ha abolito l’utilizzo di compiti a casa per favorire il tempo in famiglia mentre paesi del nord Europa, come per esempio la Finlandia, hanno limitato i compiti a casa ad un impegno massimo di mezz’ora al giorno;
- Invece di assegnare compiti, suggerire che leggano per divertimento: invece di assegnare un compito si può cercare di far interessare ad una lettura libera, per divertimento, che consenta di superare la logica di imposizione dei compiti a casa;
- Non assegnare troppo lavoro durante le vacanze: è controproducente anche al momento del ritorno a scuola;
- Invitare gli studenti a partecipare a un evento culturale locale: questo tipo di attività, oltre ad essere percepita come più attiva rispetto allo svolgimento dei soli compiti, può portare il ragazzo a conoscere aspetti della sua realtà che non avrebbe mai preso in considerazione altrimenti;
- Il tempo in famiglia è più importante nelle vacanze: spesso infatti è una delle poche occasioni nella quale tutti i membri, essendo anche gli altri in vacanza, possono passare del tempo insieme, non distratti dalla mille incombenze quotidiane che portano spesso ad incontrarsi tutti assieme solamente a cena;
- Per gli studenti che viaggiano durante le vacanze, i compiti possono ostacolare l’apprendimento sul loro viaggio: dovendosi portare i compiti appresso hanno meno tempo di dedicarsi all’esperienza che stanno vivendo;
- I bambini hanno bisogno di tempo per essere bambini: il fatto di avere spesso doveri non aiuta molto questo aspetto;
- Alcuni esperti consigliano una fine a tutti i compiti: il rischio è, come detto, quello del sovraccarico;
- Inviare una lettera ai genitori per spiegare perché non si stia assegnando lavoro: questo punto è dedicato agli insegnanti che possono spiegare con una lettera ai genitori dei propri alunni per quale motivo non reputano necessario assegnare loro compiti;
- È possibile rendere le vacanze un momento per un “progetto aperto” per crediti supplementari: si può, cioè, affidare alla fantasia e alla creatività del ragazzo l’esecuzione di un compito che sia dal ragazzo pensato, progettato ed eseguito. Il progetto sarà poi valutato a seconda delle qualità che il ragazzo ha deciso di mettere in gioco;
- Suggerire la visita di un museo: se a scuola si studia il Medioevo, una visita ad un museo che ha questo tipo di reperti può essere più interessante che l’ennesima scheda su un brano letto nel libro di storia;
- Esortare gli studenti a fare volontariato durante il periodo di vacanza: questo genere di attività, come nel punto 6, può essere percepita come più attivante rispetto al fare semplicemente dei compiti, e può spronare il ragazzo ad impegnarsi in attività che lo portino ad interessarsi all’altro e ai suoi bisogni;
- Sviluppare un gioco di classe: prima delle vacanze è possibile costruire un’attività scolastica la cui fine può essere poi assegnata a casa, coinvolgendo anche altri membri della famiglia. Questo favorirà un maggior tempo che i membri passano tra loro;
- Gli studenti possono imparare di più osservando il mondo reale, piuttosto che fargli fare compiti su quello stesso mondo;
- Fare escursioni a piedi: e utilizzare le impressioni registrate. Come per altri punti precedenti, un’esperienza diretta è spesso più formativa dello studio della stessa esperienza;
- Invogliare gli studenti di visitare un parco divertimenti: concetti spesso astratti come le forze fisiche possono essere sperimentate direttamente con molti giochi presenti in questi parchi!
- I bambini hanno bisogno di riposo: come tutti noi, anzi forse sopratutto loro, hanno bisogno di un momento di stacco dalle attività quotidiane;
- Molti genitori e studenti non amano compiti delle vacanze: sulla veridicità di questo punto non sono molto d’accordo, perché da per scontato che i genitori vogliano passare più tempo coi figli durante le vacanze e non sempre le cose stanno così.
Come avrete notato, uno dei punti principali di questo elenco è quello di preferire delle attività pratiche piuttosto che mere attività scolastico/mentali. Il tempo che rimane libero può essere utilizzato per far vivere delle realtà (musei, volontariato…) che normalmente vengono solamente insegnate. Come accennavo nell’ultimo punto, questo comporterebbe passare e dedicare maggior tempo ai propri figli e per molti genitori, in vacanza a loro volta, potrebbe essere un impegno non da poco che eviterebbero volentieri per riposarsi. Sarebbe interessante allora chiedersi a chi giovi che i figli abbiano compiti da svolgere anche durante le vacanze.
Che ne pensate? A che scuola di pensiero appartenete? I compiti sono per voi una cosa utile oppure una vessazione cui cercare di porre al più presto rimedio?
Se voleste leggere l’articolo per intero, in inglese, cliccate qui
A presto…
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Per quanto ruguarda la mia esperienza lo ritengo abbastanza inutile. Ricordo ancora che, una volta consegnatoci, il libro delle vacanze restava immacolato fino al 5/10 settembre, nonostante i buoni propositi di inizio estate (“stavolta lo faccio un po’ per volta”). Tutto ciò contribuiva non poco all’accumulo di ansia nei giorni precedenti il rientro a scuola, in quanto alla già tragica consapevolezza che la pacchia era finita si aggiungeva l’idea che gli altri compagni lo potessero consegnare completo mentre io solo in parte. Poi certo, col tempo capii che i moniti degli insegnanti a giugno “stavolta non sarà come gli altri anni, a settembre verificheremo il lavoro svolto” (anche di queste pseudo-minacce – perchè per noi ragazzini tali erano – per ottenere collaborazione, parliamone!) erano essi stessi carichi di disinteresse, e infatti non avevano presa a lungo termine su di noi. Riguardo alle 20 proposte/motivazioni citate direi che forse le resistenze maggiori ad intraprendere attività extra come visite ai musei o fare volontariato possano arrivare dai genitori stessi, spesso pigri e privi di interessi, ai quali probabilmente l’idea di accompagnare i figli chissà dove in posti che a loro per primi non interessano possa cozzare con la loro idea di giornata tipo da passare insieme, vale a dire al mare o al centro commerciale.