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fabrizioboninu
fabrizioboninu
6 anni fa

Credo che Mattafaluga affronti la questione da un punto di vista leggermente diverso. Io parlavo dell’idea della propria morte non della morte in generale. O della morte di persone che ci stanno care. Nel primo caso non c’è nessuna possibilità di abituarci o di poter dire Stop. Nel secondo caso c’è, ovviamente, tutto un vissuto da elaborare, emozioni da maneggiare, perdite da assimilare.
P.s.: Perchè scusate? ben vengano i punti di vista diversi!

mattafaluga
mattafaluga
6 anni fa

Non è necessario pensarci perchè arriva un momento in cui la morte si presenta da sè senza preavviso.Poi il tempo passa e ci abituiamo a ciò che è accaduto, quasi come ad un mal di testa cronico.Poi ad un certo punto succede qualcosa e tutto quello che abbiamo vissuto torna alla memoria e noi vorremo opporci e dire Stop!questo l’ho già vissuto!non ho voglio di passare di nuovo attraverso tutto questo!lasciatemi in pace…ma sai che non puoi opporti perche davvero sei impotente di fronte a certi fatti della vita.Puoi fare solo una cosa:estraniarti.Non ne parli, non sai cosa sia successo, ci pensi il meno possibile.Scusate forse sono un pò O.T.ma è quello che mi è venuto in mente leggendo l’articolo.

Gloria
Gloria
6 anni fa

La morte ci coglie sempre impreparati. La nostra vita frenetica non ci permette di riflettere su quell’inevitabile momento e conduciamo la nostra intera esistenza a ritmi esagerati, convinti come siamo di potercela sempre fare e di cavarcela in ogni circostanza Qualcosa poi però ci presenta il conto e ci sbatte in faccia le nostre paure. Tutto cambia. La sicurezza, l’arroganza, la spavalderia di tutta la nostra quotidianità lascia il posto al PANICO. D’improvviso scopriamo che siamo vulnerabili e non temiamo ciò che può capitare in futuro ma quello che sarebbe potuto succedere. Il film della nostra vita scorre lentamente davanti ai nostri occhi e ogni fotogramma è al cardiopalma La vita si svolge allora al rallentatore e mille pensieri affollano le notti che ormai sono agitate e faticose. Ma come sempre il tempo sarà la migliore medicina e insieme agli amici e al terapista potrà aiutarci a metabolizzare e, perché no, a restituirci i nostri sogni sereni. E dio sa quanto bisogno ne abbiamo. MA IO NO, NON VOGLIO PENSARE NÉ ABITUARMI ALLA MORTE. Voglio vivere ancora spensieratamente…sino alla ineluttabile fine dei mie giorni. Un abbraccio

Roberto 83
Roberto 83
6 anni fa

eh già.. verissimo!!
se si analizza il percorso storico dell’uomo appare chiaro come in quest’epoca di benessere economico (malgrado oggi si parli dell’opposto) il nostro rapporto personale con la morte si sia fatto sempre più lontano.. oggi, salvo eccezioni, non si muore più di malattie generiche, la sicurezza sul lavoro, nei trasporti etc ha fatto passi da gigante, e per tanti altri motivi ancora possiamo dire che, in generale, dal dopoguerra in poi ci siamo quasi DISABITUATI alla morte.. oggi, per gran parte di noi, nel quotidiano la morte è un’esperienza molto più televisiva che reale.. per i nostri bisnonni non era così.. e tutto ciò che non si conosce, o a cui non si è abituati ad assistere da vicino, può affascinare e/o disorientare. E dunque anche spaventare. Riguardo l’idea della morte, chi impara ad accettarne L’IDEA appunto e a conviverci serenamente in qualche modo la esorcizza, chi la subisce e basta cerca in ogni modo di cancellarne il pensiero stesso. Certo, detta così pare semplice, vero? 😉

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