Lentamente muore…

Lentamente muore...Il post di oggi è una delle mie poesie preferite. Erroneamente attribuita a Pablo Neruda, è in realtà della scrittrice brasiliana Martha Medeiros. In portoghese si intitola A Morte Devagar (Una morte lenta). Un inno al cambiamento, alla trasformazione, al non adagiarsi su quello che si ha, al mutamento che passa attraverso le piccole cose, a tutte quelle curiosità che spingono a mettere in discussione ciò che diamo per acquisito, abitudini che spesso si trasformano in gabbia all’interno della quale ci muoviamo inconsapevoli, bloccati dalla morsa protettiva della routine che rischia di farci, appunto, morire lentamente e inconsapevolmente:

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,

ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,

chi non cambia la marcia,

chi non rischia e cambia colore dei vestiti,

chi non parla a chi non conosce.

 Muore lentamente chi evita una passione,

chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i”

piuttosto che un insieme di emozioni,

proprio quelle che fanno brillare gli occhi,

quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,

quelle che fanno battere il cuore

davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,

chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza

per l’incertezza, per inseguire un sogno,

chi non si permette almeno una volta nella vita

di fuggire i consigli sensati.

 Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,

chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

 Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,

chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi

della propria sfortuna o della pioggia incessante.

 Lentamente muore chi abbandona

un progetto prima di iniziarlo,

chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,

chi non risponde quando gli chiedono

qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,

ricordando sempre che essere vivo

richiede uno sforzo di gran lunga maggiore

del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento

di una splendida felicità. 

Spero sia stata una piccola scoperta!

A presto…

Fabrizio

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Cos’è la psicoterapia?

Cos'è la psicoterapiaAbbiamo già cercato di delineare cosa sia la psicoanalisi (Cos’è la psicoanalisi? pubblicato il 29.03.12) vediamo ora di cercare di caratterizzare meglio cosa sia la psicoterapia, in cosa si avvicini e in cosa si differenzi dalla psicanalisi.

Essenzialmente possiamo definire la psicoterapia come qualunque tipo di trattamento dei disturbi psichici, per via psicologica attraverso l’interazione verbale tra il terapeuta e il paziente. Più in particolare si tende a considerare psicoterapie i trattamenti psicologici alternativi alla psicanalisi. La differenza sostanziale sta nell’obbiettivo: nel corso degli ultimi cinquanta anni, considerato l’aumento di richiesta di trattamento psicoterapico in ampi strati sociali della popolazione, si è passati da una psicoterapia “non mirata” (la psicoanalisi) a psicoterapie “mirate”. Mentre  la psicoanalisi non mira a eliminare il sintomo presentato dal paziente ma a modificare la struttura di fondo, risalendo all’infanzia ed elaborando le “fasi” di evoluzione della personalità, le psicoterapie, attualmente, mirano a eliminare il sintomo o il disturbo di personalità, “elaborandolo” e “spiegandolo con tecniche diverse. Data la maggiore focalità del trattamento la durata di una psicoterapia, di qualsiasi orientamento, è più breve delle terapie analitiche”. [1]

Vediamo di analizzare meglio le somiglianze e le differenze delle due discipline. Innanzitutto il peso principale risiede nel transfert all’interno della relazione. Nella psicoanalisi il transfert ha una valenza che chiamerei più emozionale mentre nella psicoterapia assume un ruolo che definirei più relazionale. Nella psicoanalisi il transfert serve per far si che il paziente trovi presentificati, per così dire oggettivati, non solo le sue esperienze rimosse ma anche i suoi desideri e i suoi fantasmi inconsci. Se per il paziente il transfert si presenta come un sintomo per il terapeuta diviene, invece, il terreno privilegiato della terapia. Nello spazio del transfert, l’analizzato non solo rievoca ma anche rivive il rimosso. [2] Giocano un ruolo di scambio in entrambi gli approcci ma forse con una sfumature diverse. Nella psicoanalisi il transfert serve per rivivere nella psicoterapia per relazionarsi. Altro aspetto che mi preme sottolineare è che la psicoterapia sarebbe mirata mentre la psicoanalisi sarebbe più generale e riguarderebbe l’intera vita dell’individuo non concentrandosi, quindi, esclusivamente sul sintomo. Questa definizione è, secondo me, in parte da stemperare perché se è vero che la psicoterapia ha l’avvio dal trattamento di un determinato simbolo, è anche vero che da questo inizio possono prendere l’avvio terapie più ampie che possono anche durare di più nel tempo. Vero è che, comunque, genericamente la psicoterapia è temporalmente più breve rispetto alla psicoanalisi che può durare anche diversi anni. Un altro aspetto che possiamo prendere i considerazione è il ruolo del terapeuta all’interno della terapia. Nella psicoanalisi classica il terapeuta ha un ruolo di catalizzatore emotivo del paziente, un ruolo se vogliamo, passivo rispetto alla storia del paziente stesso. L’immagine classica è del paziente sdraiato con dietro il terapeuta che lo ascolta quasi in silenzio. Il ruolo del terapeuta all’interno della psicoterapia è più attivo, dal momento che il presupposto è che il terapeuta, entrando a far parte del sistema con il paziente, gioca con lui un ruolo all’interno del processo terapeutico. L’uso dei termini attivo e passivo non denota in nessun modo una differenza di ‘valore’ (è meglio uno rispetto all’altro approccio), quanto una differenziazione sostanziale sia del comportamento che delle premesse concettuali del rapporto tra terapeuta e paziente. Volendo riassumere i punti di differenza avremmo:

  1. L’uso del transfert;
  2. La durata della terapia;
  3. Maggior ampiezza del lavoro psicoanalitico;
  4. Diverso coinvolgimento del terapeuta. 
Come tutte le schematizzazione, anche questa, parziale, è solo esemplificativa. Un ultimo pensiero. Abbiamo sottolineato le differenza ma mi piace pensare che abbiano in comune il benessere della persona che si trova a dovervi ricorrere.
Che ne pensate?

 A presto…

Fabrizio

[1] Cancrini, L., La Rosa, C. (1991), Il vaso di Pandora, Roma, Carocci, pag. 289

[2] Vegetti Finzi, S. (1986), Storia della Psicoanalisi, Mondadori, Milano, pp. 48-49

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Trasloco su Blog Therapy…

Trasloco su Blog Therapy...Vi segnalo e vi invito a leggere l’intervista che il collega Enrico Maria Secci, autore e curatore di BlogTherapy ha pensato di fare a me e ai miei colleghi di blog Carla Sale Musio col suo blog Io non sono normale: IO AMO e Caterina Steri ed il suo Gocce di Psicoterapia. Se cliccate sui nomi dei vari blog, in arancio, sarete reindirizzati sui rispettivi lavori. Con una iniziativa lodevole per l‘intento di includere, Enrico ha pensato di proporre a tutti noi una sorta di intervista nell’ottica di costruire una rete tra coloro che si occupano di psicologia con blog sulla piattaforma di Tiscali. Le nostre risposte permetteranno alle persone che ci seguono così numerose di poterci conoscere meglio e conoscere meglio anche le ragioni che ci hanno spinto a creare, a seguire e a coltivare il nostro spazio virtuale nel quale cerchiamo di far crescere, con voci diverse, una maggiore consapevolezza e una maggiore attenzione verso la nostra professione e verso vari aspetti della vita e delle relazioni di ciascuno di noi. Come detto, ognuno declina il tema con le sue diverse sensibilità e con le sue diverse prospettive ma ciò che colpisce è la possibilità di aggregare queste diverse voci per aumentare una pluralità di pensiero che non solo manca ma che sembra addirittura disincentivata. Per questo l’iniziativa di Enrico mi sembra così importante.

Detto questo, vi segnalo appunto la mia intervista. Non conosco le date di pubblicazione degli altri interventi, quindi se volete conoscere quelle delle mie colleghe, vi invito a prestare attenzione a BlogTherapy. Naturalmente, spero che anche il promotore risponda alle domande e permetta ai suoi numerosi lettori di conoscerlo meglio.

Fatemi sapere che pensate di questa iniziativa!

 

A presto…

Fabrizio

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