I ragazzi stanno bene

I ragazzi stanno beneIl film che volevo raccontarvi oggi si intitola I ragazzi stanno bene. Il film è uscito in Italia nel 2010, è della regista Lisa Cholodenko e ha come interpreti principali Annette Bening, Julianne Moore e Marc Ruffalo. La storia racconta di una famiglia normale: diatribe tra i coniugi, screzi con figli adolescenti, problemi di lavoro ecc. La differenza è che in questa famiglia abbiamo due mamme. Il film ruota intorno alla ricerca, al ritrovare e all’integrare il padre biologico all’interno di questa famiglia. I due figli rispettivamente di 18 e 15 anni, sono i promotori di questa ricerca che porterà a dei cambiamenti per tutti i membri della famiglia. Come al solito non vi svelo di più sulla trama.

Detto questo credo che il film ruoti intorno alla definizione e alla ricerca di un nuovo equilibrio per una realtà decisamente in cambiamento come la famiglia. Tutti i membri sono portati ad interrogarsi su cosa voglia dire ‘essere’, declinato in vari modi: cosa vuol dire essere madri, essere padri, essere figli? Come ci si comporta con un figlio che vuole cercare il proprio padre biologico? Come ci relaziona con dei ragazzi mai visti prima e dei quali si è padre? Come ci si relaziona con un uomo che è nostro padre? Questo insieme di cambiamenti porta nuove domande, nuove prospettive, nuove risposte su ruoli che sembravano ormai consolidati ed acquisiti.

Ci si interroga sul proprio valore (se un figlio va in cerca del padre biologico vuol dire che si è falliti in qualcosa facendo la madre? Che non si basta più al proprio figlio?), sulle proprie funzioni (come si fa il genitore? troppo presenti o troppo assenti sono potenzialmente sullo stesso piano?), sui propi equilibri (Nic, che ha un pò il ruolo del capofamiglia sembra particolarmente destabilizzata dal fatto che le stiano in qualche modo ‘rubando’ la famiglia), sui propri ruoli (se una delle due madri ha sempre avuto/voluto la famiglia sulle spalle può un giorno dire, senza destabilizzare gli altri, che non vuole avere più questa funzione?), sui propri confini (cosa è famiglia? Dove sono i confini tra l’interno e l’esterno? Perché quello che sembrava acquisito sull’identità familiare viene messo così in discussione?).

Insomma, un film incompleto, che non da ricette, che non ha una fine. Pone delle domande, degli interrogativi. Ed è lo spaccato di quella che potremmo considerare una famiglia ‘normale’ della società di oggi. Una famiglia incasinata. Una famiglia in costruzione. Una famiglia come tante altre. Una famiglia in cui il fatto che ci siano due mamme è un dettaglio del quale potersi scordare dopo pochi minuti di film.

Che ne pensate?

A presto…

Fabrizio

 

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fabrizioboninu
fabrizioboninu
6 years ago

Credo che sia Antonello che Manuela abbiano colto nel segno quello che intendevo dire. Quando una persona sente di aver perso le radici è spinto a ricercarle. A prescindere da quanto possano essere stati degli splendidi genitori i genitori presenti. Non è un male in sé questa ricerca. Può diventarlo nel momento in cui il genitore ‘presente’ lo sente come una sfiducia. Forse anche l’accettazione di questi passaggi, per quanto dolorosi possano essere, può fare di noi dei buoni genitori.

manuela arca
manuela arca
6 years ago

credo che il bisogno di cercare il proprio padre biologico sia qulacolsa di insito nella natura dell’essere umano. Senza “radici” non esistiamo. Arriva un momento in cui, per quanto un genitore, in mancanza dell’altro, si occupi dei figli in modo ineccepibile dal punto di vista affettivo, l’uomo si spinge alla ricerca dell’ignoto, di quella parte , di quella metà di cui si sente la mancanza e che forse fa sentire incompleti.

antonello
antonello
6 years ago

cosa spinge un figlio a ricercare il padre biologico? Oltre a questo film, che l’ho trovato piacevole, altri film hanno come base questa tematica. Per quanto amore si possa ricevere dai genitori adottivi (o almeno con uno di questi adottivo) c’è un tarlo che spesso rode nell’intimo: la conoscenza del padre mancante, quello biologico. Forse la necessità di comprendere le scelte di questo per l’abbandono del figlio, o pura curiosità. Un voler conoscere per un eventuale giudizio o perdono verso il padre biologico. Non è semplice, l’amore dei genitori, che siano dello stesso sesso o meno, viene messo in discussione. Una crisi è inevitabile, essa porterà ad un distacco momentaneo o duraturo, o nel migiliore dei casi ad un rafforzamento del legame fra figlio/i e genitori. In ogni caso sicuramente a delle tensioni e forti stress emotivi da ambo le parti. Conseguenza naturale è una crisi tra gli stessi genitori che hanno adottato il figlio/i. Oltre a ciò questo film propone la tematica lesbo di vita di “coppia di fatto” (inpensabile in Italia, purtroppo) con dei figli. Quindi porta ad un altro tema: quello morale, è giusto o meno legalizzare una coppia omosessuale? è giusto che abbiano dei figli? come sarà per questi la loro vita: sarà normale? Io credo che la risposta è una sola: l’amore! L’amore può superare qualsiasi barriera: di etnia, di religione, di sesso, di pregiudizi. Il concetto di etica è relativo, esso si costruisce attraverso l’unione di più morali fino ad essere accettato come “status quo”. Viviamo in un mondo di contraddizioni: accettiamo delle cose negative passivamente, per giunta spacciondole per giuste: missioni di pace fatte con i fucili e invasioni non solo di territori ma di voler imporre la nostra volontà in nome della “pace e democrazia”, negare l’insegnamento di norme igeniche preventive come l’uso del profilattico in zone dove la povertà è padrona perchè la religione cristiana non ammette l’atto sessuale in sè per sè, ma solo per il dovere di procreare. Accettiamo mille forme di pregidizi, che inevitabilmente portano all’odio ed al razzismo, perchè ne abbiamo paura. Quando mai l’amore dovrebbe far paura? Nel film c’è un bel finale, purtroppo nella realtà no! Ci da comq la possibilità di molti spunti e riflessioni quali: come cambia la società, come noi possiamo cambiare la società,come possiamo togliere i nostri pregiudizi che offuscano la nostra vista ed aprirci ai sentimenti genuini di amore intenso e vissuto per il bene dei figli.

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