Storie di ordinaria sofferenza

Storie di ordinaria sofferenzaUn giorno come tanti, in studio. Il penultimo appuntamento di un martedì è con un ragazzo nuovo. Lo chiameremo Luca.

Luca, per quanto odi questo termine, è un ‘normale’ ragazzo di 12 anni. Va bene a scuola, fa sport, è integrato nel gruppo dei suoi amici. Apparentemente non ha nulla di cui parlare e, perlomeno nei primi istanti, mi chiedo cosa ci faccia li con me. Avverto un non detto, una paura che aleggia sopra la normalità della sua vita di dodicenne. Mi  racconta tante cose, è aperto e si fida della mia curiosità, mi racconta delle sue passioni, mi introduce ai suoi sentimenti. Come se stesse entrando in un territorio minato, avverto il cambio di clima emotivo e, mentre inizia a parlare del fratello spiazzandomi, come solo gli adolescenti riescono, inizia a piangere.

Piange molto, piange lacrime amare che cerca di nascondere. Piange e io non so che fare. Non riesco a capire cosa lo abbia fatto piangere, non riesco a capire che cosa lo stia spaventando tanto, non riesco a capire cosa stiano esprimendo quelle lacrime. Non so se fermarmi o se chiedergli cosa non vada, se interpreterà meglio il mio silenzio o le mie parole. Alla fine è lui a spezzare il momento. Sempre continuando a piangere, mi dice che è così triste perché una persona ha apostrofato suo fratello col termine ‘frocio’. Ci sta male, soffre per la cattiveria delle persone e sente di non essere in grado di proteggere il fratello dall’insensibilità altrui.

Mi trovo subito a pensare cosa fare. Cercare di fargli capire quanto le persone a volte siano insensibili e non si accorgano di quanto possano fare male? Cercare di fargli comprendere quello che sente? Il mio voler fare non mi permette bene di accorgermi di ciò a cui sto assistendo: il mio spiazzamento di fronte alla bellezza, alla pulizia dei sentimenti di un ragazzo che piange per il modo ignobile in cui viene apostrofato il fratello. Mi inorgoglisce pensare di avere a che fare con una persona così bella. Penso che se ci fossero tante persone così, il mondo sarebbe un posto migliore, le persone baderebbero di più a non ferirsi. La verità è che mi emoziona. Mi emoziona profondamente. Mi fa, per l’ennesima volta, amare profondamente quello che faccio, mi fa amare il mio privilegio di poter assistere, spesso nascosta dietro alla sofferenza e alle lacrime, alla bellezza delle persone. Mi emoziona profondamente poter pensare al grande insegnamento che, magari del tutto inconsapevolmente, questo ragazzo mi sta dando. Mi emoziona profondamente la sensibilità con la quale riesce ad aprirsi davanti ad uno sconosciuto e comunicare in un solo istante le paure che prova. Mi emoziona e lo ringrazio per questo.

Sono convinto che condividere un disagio di questo tipo sia profondamente terapeutico, perché diamo la possibilità a noi stessi di far emergere i sentimenti che temiamo e che non sappiamo come gestire. Ed è profondamente terapeutico trovare una persona che non rimane indifferente a ciò che ti ferisce.

Di un’altra cosa sono convinto: di quanto profondamente mi rattristi che un ragazzo debba piangere perché le persone non accettino che il fratello potrebbe essere omosessuale. Per l’ignoranza che ancora circonda le scelte di vita che una persona può (o può non) fare. Per la superficialità con la quale le persone spesso feriscono. Non ho soluzioni per quello che mi racconta, non posso prepararlo a proteggere meglio il fratello di quanto non faccia, ne a cambiare le persone. Posso solo invitarlo a comunicare quello che prova, in primis al fratello stesso, lasciando che sappia che l’epiteto che gli rivolgono lo colpisce molto, gli provoca tutta una serie di emozioni. E che sappia che quello che prova o quello che deve subire il fratello non lascia tutti indifferenti.

A cominciare da me. 

Che ne pensate?

A presto…

Fabrizio Boninu

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7 risposte a “Storie di ordinaria sofferenza”

  1. La bellezza è negli occhi di chi guarda. La bellezza di questo ragazzo, piccolo uomo, è la tua bellezza. Il nostro lavoro ci mette davanti tanti aspetti del vivere….. un caleidoscopio di emozioni per ognuno che ci chiede aiuto. Mi pare che tu sappia cogliere ogni sfumatura di queste emozioni, e soprattutto le sappia interiorizzare. Questa è EMPATIA.e sei un grande!

  2. buongiorno Fabrizio,
    da tempo non riuscivo ad emozionarmi tanto leggendo qualcosa! Mi sono imbattuta per caso nel suo bellissimo articolo e mi sono immediatamente immedesimata in…Luca! So come si sente,provo la stessa violenta frustrazione innanzi all’ignoranza e cattiveria del genere umano avendo mia figlia stessa scelto di essere gay.
    Ne sono orgogliosa,sono felice che la sua scelta la renda finalmente libera,ma mi angustia purtroppo che il mondo non riesca ancora a lasciar libertà di scelta senza giudicare e condannare! Forse si ha paura di ciò che non si capisce e conosce a fondo…ma la voglia irrefrenabile di dare risposte secche e sgarbate a chi etichetta i “non conformi”ai loro canoni, mi assale continuamente e spesso le lacrime di impotenza le fanno compagnia!

    1. Salve Eleonora, benvenuta! Comprendo appieno ciò di cui parla, la frustrazione e le lacrime che spesso circondano alcuni temi. Il punto che spesso dimentichiamo è, però, che il mondo siamo anche noi. Non è necessario dare risposte secche e sgarbate, quanto difendere la propria verità. Nel momento in cui riusciremo a prendere la responsabilità delle nostre scelte, al mondo non rimarrà altro che prenderne atto.
      E questo può fare la differenza: immagini già la forza che può sentire sua figlia nell’avere una mamma così attenta!

      Grazie per il suo intervento,
      Fabrizio Boninu

      P.s.: essere gay non è una scelta, tanto quanto non lo è avere gli occhi castani. Non possiamo scegliere cosa sentire, al massimo possiamo scegliere se portare avanti quello che sentiamo oppure no.

  3. Carissimo Dott. Boninu,

    Cosa dire più di quanto lei ha espresso? Credo che Luca sia un bambino fortunato, tutto sommato, per la sua delicata e profonda sensibilità che non lo farà mai vivere “stando a galla”, ma in profondità, nuotando anche controcorrente, quando necessario. Il vero dolore è di chi non è consapevole del male che fa agli altri. Spesso il dolore fa crescere troppo in fretta i bambini, facendo loro sperimentare anche i terribili risultati di una cattiva, deplorevole educazione, dei quali sono prime vittime gli stessi bambini che l’hanno avuta. La cattiveria l’hanno inventata gli adulti, i bambini la subiscono soltanto.
    La sua mediazione, Dott. Boninu è stata esemplare, una mediazione fatta forse più di silenzi e di ascolto che di parole, di un interrogarsi, in cui la partecipazione emotiva, e quindi profondamente umana e solidale, emerge meravigliosamente in tutto il suo scritto.
    E’ emozionante per me verificare con quanta dolcezza uno psicoterapeuta si presenta prima di tutto semplicemente ed emotivamente uomo, e dopo nel ruolo professionale che riveste. La sua umiltà, soprattutto nel sentire di dover essere lei a ringraziare il bambino, la fa grande! Penso che questo suo sentimento da solo potrebbe costituire la lezione più valida, preziosa e formativa per qualunque psicoterapeuta od aspirante a diventarlo.
    Spero vivamente che il mondo intorno a lei sappia cogliere la bellezza delle sue grandi doti umane, per non perdere l’occasione di migliorarsi…
    Luca troverà un aiuto incomparabile in lei. La mano tesa, l’abbraccio che tutti i bambini vorrebbero trovare, nella stanza di uno psicoterapeuta. Ed io, come madre, la ringrazio di cuore, sinceramente commossa, come se il suo piccolo paziente fosse il mio stesso figlio.
    Un cordialissimo saluto, con tanta stima.

  4. buona sera, dott. Boninu. Quello che ho appena letto è certamente un racconto ambivalente: bello e inquietante. Dico inquietante perchè sono stata al centro di ingiurie, da ragazzina. E non sono edificanti. Mi sono chiesta se il fratello che ci ha presentato sia più grande. E comunque, sicuramente, sapere che qualcuno, fratello/amico, o amico ti offre il suo sostegno, deve essere molto bello. Certamente la ritengo una storia molto dolce. E che l’amore fraterno saprà fare molto. Specie fra i ragazzini giovani, ho potuto notare molta cattiveria. Mi chiedo da dove la traggono: dai genitori? Comunque c’è tanta ignoranza, nella società. E tanto disagio. Buon lavoro, dott. Un saluto da Genova. Ps: mi ha fatto anche tanto dispiacere, per questo ragazzo. Ma il fatto che sia venuto a chiedere aiuto a Lei, mi fa capire che sa come comportarsi.

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